ALPIMAGLIA
L'evoluzione nella storia del tessile

Nasce la GROZ-BECKERT


Theodor continua ad imparare

Ancora egli non sapeva che ogni traguardo, faticosamente raggiunto, è suscettibile di ulteriore miglioramento. E non sapeva che quel continuo procedere dal "bene" in "meglio" sarebbe diventato il motto di una azienda mondiale. Gli artigiani, fabbricanti di aghi, producevano allora un'infinità di oggetti fatti con fil di ferro: portamonete fatti di anelli di filo, fermagli per corsetti, stanghette per ombrelli. Theodor Groz imparò tutte queste tecniche presso il maestro Wòhrn di Ludwigsburg. Tuttavia la sua meta luminosa era il perfezionamento dell'ago per maglieria. Terminato il suo tirocinio, si mise in viaggio. Giunse a Vienna, poi raggiunse Schwabach, sede della corporazione dei fabbricanti di aghi, i cui aghi per cucire di distinsero dagli altri per quel pizzico in più di precisione che Groz sognava per gli aghi per maglieria.

2900 fiorini per la prima officina

Tornato a Ebingen, sua città natale, Theodor Groz acquistò nel 1852 per 2900 fiorini parte di un edificio presso la Porta Inferiore, vi installò la sua officina e aprì un negozio di chincaglieria e giocattoli. Per venti anni questo negozio forni i mezzi di sostentamento a Groz e alla sua famiglia. Nel frattempo Theodor Groz di dedicò al perfezionamento degli aghi, usando attrezzi rudimentali: ferri e lime per la lavorazione della asticella, martello e chiavarda per ricavare la scanalatura, coti e tamburi per la rifinitura. Per rendere più efficaci le procedure tecniche, doveva inventare attrezzi nuovi e creare metodiche nuove e più sofisticate.

tessuti Il fil di ferro è pieno di insidie

Spinto dal suo perfezionismo, il giovane imparò a conoscere ben presto un'amara verità: il fil di ferro non è un materiale docile, ma capriccioso e pieno di insidie. Dai fornitori pretese «fil di ferro elastico come una molla, sufficientemente duro ma non rigido, tenace e allo stesso tempo anche pieghevole». Lotti interi di aghi pronti per l'uso vennero spesso gettati ai ferrivecchi perché non rispondenti alle sue esigenze. Il problema qualitativo si complicò ancora maggiormente allorquando il Re del Wùrttemberg impose all'inventore di telai F. H. Fouquet di trasferire la sua fabbrica da Troyes a Stoccarda. I telai circolari francesi, infatti, funzionavano con aghi d'acciaio! Per quasi un decennio Theo­dor Groz si batté con le insidie del filo d'acciaio, materia prima assai singolare e difficile da trattare. Sperimentando sempre nuove metodiche di ricottura e di rinvenimento, indusse gli alchimisti del suo laboratorio a ricorrere persino all'urina degli operai nel tentativo di indurire l'acciaio. Provando e riprovando diede fondo a quasi tutte le sue sostanze, ma alla fine riuscì a uguagliare e a superare la qualità degli aghi francesi. Nel l867 Groz riassunse le proprie esperienze in una sorta di "testamento tecnico": "Istruzioni dettagliate per la fabbricazione di aghi in acciaio a becco ed a linguetta di insuperabile qualità".

Dall'invenzione al successo

Fermamente deciso a battere, con i suoi aghi, la concorrenza, Groz trasformò gradualmente la sua officina in una fabbrica vera e propria che costruiva macchinari speciali atti a produrre aghi sempre più raffinati e con procedimenti sempre più razionali. Le prime tappe della sua ascesa (1870-1875) sono: il forno di indurimento per 100.000 aghi di acciaio al giorno; la fresa dentata per ottenere le scanalature, inventata dal figlio Daniel in collaborazione con l'amico Beck; la pressa per aghi a becco e la macchina per le linguette, progettata dal geniale collaboratore Binder.

Una fusione ben riuscita

Non mancarono tuttavia le ripercussioni. Nel periodo di stasi economica, succeduta al fervore degli anni ruggenti dei grandi fondatori, si fece minacciosa anzitutto la concorrenza sassone. Sorsero numerose fabbriche di aghi. Presso una di queste fabbriche Ernst Beckert trascorse i suoi anni di apprendistato. Nel 1871 apri un'officina la quale, grazie all'ingegno del titolare, provetto imprenditore e inventore, divenne in seguito la più im­portante fabbrica di aghi della Sassonia. Le ricorrenti crisi economiche, succedutesi a rapide ondate dal 1924 in poi, indussero i fabbricanti tedeschi di aghi a pensare alla fusione. Ma solamente i due produttori più grosse decisero di collaborare, gradualmente e dopo molti ripensamenti. Nel 1937 si compie il passo decisivo: Hans e Walther Groz, i nipoti del fondatore, stringono alleanza con Fritz Seelmann-Eggebert, genero e successore di Ernst Beckert. Dalla fusione delle due aziende nasce la nuova GROZ-BECKERT che acquisterà fama mondiale. Dalla sua fondazione sino ai giorni nostri essa ha saputo tenere il passo con il crescente progresso tecnologico e sarà, anche in avvenire, prezioso partner per magliai, fabbricanti di macchine e di filati, contribuendo alla soluzione di comuni problemi.

1857

Le sommosse dei calzettai nel Midlands sono soffocate, non sono migliorate però le condizioni sociali. Migliaia di lavoratori a domicilio sono disoccupati. Arthur Paget si prefigge lo scopo di renderli nuovamente competitivi grazie ad una macchina tecnicamente avanzata. Il 3 aprile egli é in grado di presentare la descrizione della sua invenzione e la Regina Vittoria concede il brevetto per il suo telaio ad una testa, che "é ben più di quel che sembra". Lavora con una velocità tre volte superiore a tutti i telai di culissaggio meccanici finora conosciuti ed appronta pezzi su misura senza bisogno di lunghi lavori manuali. Si raggiunge così quello che i tecnici reputavano «impossibile»: il calo automatico. Stupore generale suscita anche la bellezza dei tessuti a maglia su telaio Paget. Per il raggiungimento di tali risultati, l'inventore non fa più fondere gli aghi in piombi, ma li fa inserire in precise scanalature e fori della barra.

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